Bambini e Coronavirus: gli effetti della seconda ondata
Il Coronavirus fa paura. Questa seconda ondata sta mettendo tutti alla prova. Se a febbraio l’arrivo di questo nuovo virus ci ha colti impreparati, oggi (con i suoi pro e i suoi contro) sappiamo quello che stiamo rischiando di riaffrontare. Questo è positivo, perché permette di attivarci in maniera preventiva. Allo stesso tempo, però, è anche un limite, in quanto rischia di attivare in maniera esasperata sentimenti di ansia e panico. Questo vale per gli adulti, ma anche per i bambini. Non è possibile, infatti, non considerare la relazione tra bambini e Coronavirus: anche i piccoli, infatti, vivono questo periodo e la loro salute emotiva merita più di una riflessione.
BAMBINI E CORONAVIRUS: LA RESILIENZA NEI BAMBINI
Ancora oggi non si evidenzia abbastanza come i bimbi siano stati davvero bravi ad affrontare un periodo difficile come quello appena passato. Abbiamo chiesto a bambini e ragazzi di rimanere chiusi in casa per tante settimane. Li abbiamo privati dell’esperienza di andare a scuola, delle loro relazioni sociali, dei loro spazi di autonomia. Abbiamo chiesto loro uno sforzo enorme, immenso.
Non possiamo pensare, però, che il rapporto tra bambini e Coronavirus finisca qui. Molti genitori mi hanno riportato la difficoltà dei piccoli non tanto durante il periodo del lockdown, ma nei momenti successivi. Quasi come se, durante il periodo acuto di crisi, bimbi e ragazzi siano riusciti a trovare le risorse per affrontare la situazione. Quando la tensione è scesa, però, hanno iniziato a prendere piede le conseguenze che una situazione complessa come quella di una pandemia mondiale può portare con sè.
BAMBINI E CORONAVIRUS: DUE TEMI CENTRALI
Quando si parla di bambini e Coronavirus c’è davvero molto da dire. Su tanti aspetti possiamo già esprimerci, mentre per comprendere le conseguenze a lungo termine occorrerà aspettare ancora del tempo. Anche l’andamento della situazione dei prossimi mesi consentirà di affrontare ulteriori tematiche. Ad oggi, però, penso possa essere utile concentrarsi su due aspetti fondamentali.
- L’INCERTEZZA. In questo periodo più che mai, il termine incertezza è centrale nella vita di ognuno di noi, bambini e ragazzi compresi. Ai tempi del Coronavirus, ai ragazzi non è stato rubato solo il futuro, ma anche il presente. Le ricerche dimostrano come questi mesi abbiano visto incrementare il numero di sintomi d’ansia nei bambini e nei ragazzi. L’incertezza, infatti, non è solo riferita alla quotidianità, ma è qualcosa di molto più profondo e ampio. Qualcosa che rischia di influenzare in maniera consistente lo sviluppo dei bambini e la definizione della loro identità.
- LA PAURA DELL’ALTRO. In una società che già insegna ai giovani ad aver paura dell’Altro, l’arrivo del Coronavirus ha amplificato in maniera esponenziale questo concetto. L’uso delle mascherine e l’obbligo del distanziamento sociale rimandano ad un’idea dell’Altro come potenziale nemico. L’Altro, dunque, è colui che può infettarmi e farmi ammalare. Questo, ovviamente, può amplificare paure, ansie e vere e proprie fobie nei bambini. Riuscire a cogliere le misure di sicurezza come qualcosa che può favorire il benessere proprio e altrui (e, non solo, come protezione dall’Altro) diventa fondamentale, anche se molto complesso.
BAMBINI E CORONAVIRUS: COME POSSONO ESPRIMERE IL DISAGIO?
Ci sono tanti modi in cui i bimbi possono esprimere le sofferenze che stanno affrontando. Ogni bambino e ragazzo, infatti, da voce alle proprie fatiche in modo diverso. C’è chi riesce a riconoscere il malessere e a mettervi parola, e chi, invece, prova ad esprimerlo in altri modi. Non è semplice, infatti, mettere parola su quello che si sta provando. Questo vale sia per gli adulti ed anche per i bambini. Spesso, infatti, capita di agire le emozioni che si stanno vivendo. Come i bambini possono esprimere il disagio che stanno affrontando?
Capita spesso che l’ansia e l’agitazione possano essere espresse con sintomi fisici, come mal di pancia, mal di testa, insonnia, mancanza di appetito e, al contrario, fame incontrollata. Anche gli incubi notturni possono essere un modo di esprimere la sofferenza. A volte, il sonno agitato e la fatica a dormire da soli esprimono ansia da separazione dalle figure di riferimento. Alcuni bimbi, ancora, possono regredire, mettendo in atto comportamenti e atteggiamenti di bambini molto più piccoli, come, ad esempio, tornare a fare la pipì a letto, anche quando si era raggiunto il controllo sfinterico.
Il un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, dove l’incertezza è tangibile su molti fronti, anche l‘ansia di separarsi da mamma e papà può diventare centrale. Dopo il lockdown, anche la paura di uscire di casa e di rientrare nel mondo e in quella che non era più la quotidianità nota, può esprimere le fatiche del momento. Più in generale, l’ansia e l’agitazione del periodo possono esprimersi anche con una delle paure più ancestrali dell’essere umano: la paura della morte.
LA SOFFERENZA DEI BAMBINI: ALTRI MODI DI ESPRIMERE IL DISAGIO
Come detto in precedenza, sono molti i modi in cui i piccoli posso esprimere il loro disagio, anche quando si parla di bambini e Coronavirus. Alcuni bimbi possono mostrare nervosismo e irritazione generalizzati, apparentemente non riconducibile a nessun motivo specifico. A volte, possono arrivare a mettere in atto comportamenti aggressivi, verso di sé e verso gli altri. Questo può manifestarsi nei bambini più piccoli, ma anche in quelli più grandi.
Altre volte ancora, invece, i bambini possono manifestare la sofferenza con atteggiamenti di chiusura in sé stessi, accompagnati da sentimenti di grande tristezza e apatia. Può venire meno, ad esempio, la voglia di fare attività prima gradite e considerate molto piacevoli. I bimbi sembrano essere disinteressati, giù di tono e poco coinvolti nelle attività quotidiane.
GLI EFFETTI DELLA SECONDA ONDATA
Ora che ci troviamo di fronte a quella che viene definita “seconda ondata”, come reagiscono bimbi e ragazzi? Cosa possiamo dire del rapporto tra bambini e Coronavirus? Il periodo più critico è passato? No, in realtà non è sempre cosi. Anche se nel primo periodo critico i bambini possono aver affrontato abbastanza bene la pandemia, l’esperienza fatta non può essere cancellata e le emozioni esperite in quel periodo possono essere riattivate. Soprattutto oggi che ci troviamo a riaffrontare determinate situazioni, come le restrizioni sempre più ferme, si possono riattivare sentimenti di ansia e di angoscia, perché, questa volta, si è più consapevoli a cosa si va incontro.
Anche l’aspetto di incertezza, in questa seconda ondata, appare ancora più forte. “Le scuole chiuderanno?”, “Fino a quando potrò andare a fare sport?”, “Posso ancora vedere i miei amici?” sono solo alcune delle domande che i bambini continuano a porsi e a porre a noi adulti. Di fronte a queste domande, però, nessuno di noi ha risposte certe. Nessun adulto. E questo può spaventare in primis noi e, di conseguenza, i nostri bambini e ragazzi.
L’IMPORTANZA DI ASCOLTARE LE EMOZIONI DI BAMBINI E RAGAZZI
Però, in questo momento, non possiamo fare altrimenti. Quello che possiamo fare, invece, è non negare le loro emozioni. La preoccupazione e la paura aleggiano in ogni luogo. Dentro e fuori casa è impossibile dimenticarsi di quello che stiamo vivendo. Il clima di tensione intorno a noi è enorme. La paura è un’emozione fisiologica. Nè buona, né cattiva. E’ un’emozione, punto. E, in quanto tale, non possiamo controllarla. Ciò significa che è del tutto inutile, oltre che controproducente, dire a un bambino che mostra preoccupazione, di non avere avere paura. Può rivelarsi molto più utile, invece, parlarne e condividere i propri timori. Ascoltare e accogliere le paure dei bambini, parlarne insieme e legittimare l’emozione è molto importante.
Per fare questo, come sempre, è importante l’esempio che, come adulti, diamo alle nuove generazioni. Mostrarsi come un modello funzionale di gestione delle emozioni è molto importante. Non è sempre semplice, però è un ottimo insegnamento che possiamo trasmettere ai bambini e ai ragazzi.
DOTT.SSA ANNABELL SARPATO