La fine della scuola di un anno complesso: le fatiche dei ragazzi
La fine della scuola è sempre momento di bilanci, ma forse quest’anno lo è ancora di più. Un anno particolarmente complesso quello che bambini e ragazzi si lasciano alle spalle. I mesi appena trascorsi, infatti, sono stati particolarmente difficili e hanno richiesto ai più giovani di affrontare moltissime sfide, in un periodo di crescita già complesso di per sé. Quest’anno, quindi, ancora più degli altri anni, la fine della scuola rappresenta un’occasione importante in cui fermarsi e riflettere sulle fatiche che i giovani si sono trovati (e si trovano) ad affrontare.
UN ANNO DI ALTERNANZA TRA DIDATTICA A DISTANZA E LEZIONI IN PRESENZA
Il Coronavirus ha portato cambiamenti nella vita di ognuno di noi. Da più di un anno a questa parte, infatti, le nostre vite sono state stravolte e modificate, a volte anche radicalmente. E così è stato anche per bambini e ragazzi, che hanno visto modificare le loro abitudini e le loro routine, spesso in maniera repentina e senza possibilità di compromesso. Anche la scuola non è stata immune da questi repentini cambiamenti: l’alternanza tra didattica a distanza e lezioni in presenza, infatti, non è sempre stata facile da gestire per i ragazzi.
In questi mesi di alternanza i ragazzi hanno dovuto sviluppare un’enorme flessibilità. Adeguare orari e impegni, mettere in discussione il proprio metodo di studio, allenare la capacità di attenzione e concentrazione. Se ci fermiamo a pensare, non è poco quello che abbiamo richiesto loro. Fare lezione dietro a uno schermo è molto diverso da essere in presenza. Spesso cala la motivazione, le fonti di distrazioni sono maggiori e la mancanza di un cambiamento di contesto rende più difficile l’essere “sul pezzo”. Questi aspetti vengono acutizzati, inoltre, dal fatto che spesso le lezioni online (magari per mancanza di tempo) erano strutturate come quelle in presenza: lezioni frontali, che richiedevano ai ragazzi una fatica doppia rispetto allo stare in classe.
Aver avuto la possibilità di fare didattica a distanza è stato molto importante per i bambini e i ragazzi. E’ altresì importante, però, riconoscere il loro impegno a ristrutturare il loro modo di fare scuola. Limitarsi a vedere solo alcuni aspetti, come “Potevano dormire di più”, oppure “Da casa potevano copiare più facilmente” non solo è riduttivo e scorretto, ma non è nemmeno rispettoso verso i ragazzi e il loro sacrificio.
LA FINE DELLA SCUOLA: UN ANNO A META’
Dopo la prima quarantena, in rientro a scuola di settembre è stato l’inizio di un percorso travagliato. Chi più e chi meno, ma tutti i ragazzi sono stati coinvolti nell’alternanza tra lezioni in presenza e didattica a distanza. Un’alternanza faticosa, che ha richiesto ai ragazzi di organizzarsi e riorganizzarsi continuamente, modificando le loro routine quotidiane. Non solo per quanta riguarda orari e impegni.
Come già detto la scuola non è solo luogo di apprendimenti in senso stretto. Certo, si impara a leggere, a scrivere e a far di conto. Ma non solo. La scuola, infatti, è una vera e propria palestra di vita. A scuola, bambini e ragazzi conoscono sé stessi e gli altri, sperimentano le relazioni, imparano a confrontarsi e a mediare. Si mettono in gioco, toccano con mano i propri limiti e cercano di andare oltre. Scoprono in cosa sono forti. Riaggiustano il tiro. Sperimentano, cadono e si rialzano. Insomma, molto di più di quello che spesso si pensa.
Una riflessione su la fine della scuola quest’anno, quindi, non può non tenere in considerazione questi aspetti. Bambini e ragazzi hanno dovuto fare tutto ciò in un contesto molto diverso da chi ha dovuto affrontare le stesse sfide anche solo due anni prima. Sembrano aspetti di poco conto, ma non lo sono affatto.
LA FINE DELLA SCUOLA: LE FATICHE DEI RAGAZZI
Un’attenzione particolare, inevitabilmente, è rivolta inevitabilmente al tema delle relazioni interpersonali dei più giovani.
Anche se si è cercato di tutelare chi iniziava un nuovo ciclo garantendo il più possibile la presenza a scuola, la fatica a creare il gruppo classe spesso è stata tanta. Alternare contatti vis a vis con quelli virtuali non è semplice, soprattutto per chi non si conosce già bene e, magari, fatica ad entrare in relazione da subito. Certo, per molti aspetti può sembrare anche più semplice, ma per altri non lo è affatto. Pensiamo a tutto ciò che riguarda il corpo, il non verbale, la presenza fisica. La quotidianità di vedersi dal vivo tutti i giorni. Litigare e il giorno dopo essere costretti a vedersi, relazionarsi e a trovare necessariamente una soluzione attraverso il confronto. Tutto questo, quest’anno è stato necessariamente diverso. E, di conseguenza, spesso molto faticoso.
Le sfide, dunque, sono state tante. Non c’è solo il rimanere al passo con il programma scolastico. Le sofferenze emotive dei giovani in questi mesi sono testimoniati dai dati più recenti, che evidenziano come ansia, umore depresso e sintomi psicosomatici sono in continua crescita tra bambini e ragazzi.
E’ importante prestare attenzione al malessere che i più giovani ci portano. E ce lo possono portare più o meno esplicitamente. Cogliere il disagio emotivo non è semplice, ma è importante farlo. Anche in ottica di prevenzione e promozione del benessere. Offrire ai ragazzi uno spazio di parola dove imparare a riconoscere ciò che sentono e capire come farvi fronte è fondamentale. Perché le fatiche di questo periodo sono state tante e non è possibile sottovalutarle. E non è corretto banalizzarle.
LA FINE DELLA SCUOLA: UN MOMENTO DI BILANCI
I ragazzi, come più volte sottolineato, hanno pagato un caro prezzo per questa pandemia. Riconoscerne il grande impegno e valorizzarlo è, dunque, fondamentale. La fine della scuola, di consuetudine momento di bilanci, è un buon momento per farlo, valorizzando l’enorme impegno che hanno investito in quest’anno scolastico, così complesso e difficile.
Noi grandi ci lamentiamo spesso. Per carità, abbiamo i nostri buoni motivi per farlo. D’altra parte, però, non neghiamo gli effetti che il Coronavirus ha portato nella vita dei più giovani, bambini e adolescenti. Un primo passo importante, dunque, è riconoscere i loro sforzi e il loro impegno nell’adattarsi a una situazione tanto complessa, quanto imprevedibile.